Margaux

Margaux è un'icona culturale della scena surf di Biarritz, impegnata a migliorare e arricchire la comunità che la circonda.

September 17, 2024
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Margaux è un'icona culturale della scena surf di Biarritz, impegnata a migliorare e arricchire la comunità che la circonda.

La si vede sempre in giro per la città, a vagare per le strade con aria amichevole, alla guida della sua vecchia Mercedes con le tavole da longboard legate al tetto, o a surfare sulla Côte des Basques con uno stile incredibile e il suo caratteristico sorriso raggiante. Ma non lasciatevi ingannare da questa apparente tranquillità: Margaux è una potenza culturale ed estremamente cosmopolita, esperta di arte, letteratura e musica. Sempre desiderosa di migliorare il tessuto culturale della sua comunità e di ispirare quelli più lontani, Margaux è la cofondatrice del Queens Classic Festival, una vivace celebrazione di tutto ciò che è uguaglianza e LGBTQIA+ nel surf.

Con il festival alle porte, abbiamo telefonato a Margaux per farci raccontare qualcosa in più.

Hey Margaux – Ci parli un po’ del tuo background?

Mi chiamo Margaux Arramon-Tucoo. Ho 33 anni, sono nata, cresciuta e vivo a Biarritz, nel sud-ovest della Francia. Faccio surf dall'età di 8 anni, sono free-surfer, designer di mobili e co-fondatrice del Queens Classic Festival.

Come descriveresti la scena di Biarritz?

È una piccola bolla di paradiso che, rispetto al passato, sta diventando una città più giovane e molto più diversificata culturalmente. Direi che quando ero piccola la popolazione era piuttosto anziana, con molti pensionati, mentre ora mi sembra molto più giovane, la popolazione si sta diversificando e sta diventando molto più eclettica. È un luogo fantastico in cui vivere, crescere e che ora si apre alle generazioni future.

Parlaci del tuo percorso nel surf

Mio padre mi ha insegnato a surfare quando avevo circa 8 anni. Mi piaceva tanto, ma stranamente non lo praticavo molto. Quando da adolescente sono potuta andare da sola con gli amici è diventato più facile e lì mi sono appassionata al longboard surf. Sono cresciuta facendo surf nella Côte des Basques, che è davvero ottimo per la longboard, e in quegli anni ho avuto modo di conoscere molte delle surfiste internazionali che passavano per la città. Dopo aver finito la scuola, sono andata praticamente subito a vivere in America con Kassia Meador - all'epoca era il mio idolo, ho fatto avanti e indietro per 6 o 7 anni. Mi ha insegnato molto, mi ha fatto conoscere i brand per cui surfo ora e mi ha ispirato a fare free surf e viaggiare per il mondo

Cosa e chi ti ispira nel surf?

Mi ispirano gli amici che hanno iniziato a surfare molto tardi, che hanno lasciato tutto per vivere in riva al mare o per fare un viaggio incentrato sul surf. Credo che quando si cresce surfando si tende a dimenticare quanto sia un privilegio poter entrare in acqua ogni giorno. Queste persone mi ricordano quanto sono fortunata e quanto il surf ti faccia sentire bene. Per me è fonte d'ispirazione.

E al di fuori del surf?

Tutto quello che non ha a che fare col surf. Ho questo pallino per cui per me l'industria del surf è una cosa e l'arte, la cultura, la letteratura - tutte le cose che mi interessano davvero - sono un'altra cosa. Li separo completamente. Alla scuola di design del mobile, ero fermamente decisa a realizzare solo mobili contemporanei, non volevo costruire una tavola da surf o cose del genere. Non volevo catalizzare tutte le mie energie nell'industria del surf, quindi mi piace mescolare tutto, per non rimanere bloccata nella cultura del surf.

Quanto è importante per te il design dei mobili come sbocco creativo?

Lo amo. È la prima attività al di fuori del surf che ho scoperto di amare... Posso lavorare senza surfare per una settimana e non mi pesa. È una grande passione a cui amo dedicare il mio tempo.

Parlaci del Queens Classic Festival. Come è nato tutto?

L'obiettivo del Queens è quello di cambiare la mentalità e la prospettiva delle persone nel settore del surf.

Così io, mia sorella e una delle mie migliori amiche d'infanzia di Biarritz abbiamo co-creato il festival. Siamo tutte originarie della Côte des Basques, abbiamo visto la spiaggia evolversi così tanto e abbiamo sentito l’esigenza di dare un posto alle donne nel surf - abbiamo trovato difficile riconoscerci nell'industria del surf in generale. Abbiamo iniziato a pensare a questa idea, all'inizio volevamo solo gestire un piccolo villaggio sulla spiaggia, ma dopo il primo anno la cosa è diventata davvero grande. Abbiamo creato un mostro! E come ogni mostro, più lo si nutre e più cresce, così ogni anno cerchiamo di renderlo più grande e migliore, con il supporto di Vans che è stato presente fin dall'inizio.

Come pensi che la comunità LGBTQIA+ sia rappresentata nel surf?

È ancora complicato. Credo che abbiamo fatto dei passi avanti rispetto a un paio di anni fa: possiamo parlarne senza vergogna, ma la chiave è la rappresentazione. L'obiettivo del Queens è quello di fornire la rappresentazione. Per esempio, quando invitiamo Sasha Jane, la prima donna transgender a gareggiare nelle competizioni di surf, credo che diamo speranza alle persone che si vergognano di fare coming out o che non si sono mai sentite rappresentate, dimostrando che va bene essere chi si vuole essere. Il Queens esiste per dare rappresentazione e speranza.

Cosa avete in programma quest'anno per il Queens?

Non vogliamo far crescere le dimensioni, ma il raggio d'azione. Più media abbiamo, più possiamo diffondere il messaggio. Non è per il festival, ma per le persone che rappresentiamo. Vogliamo offrire uno spazio sicuro basato sull'inclusione e diffondere un messaggio di speranza a un pubblico più ampio che non può raggiungerci di persona.

E in futuro dove vorresti portare il Queens?

Ci piacerebbe portarlo in giro... per portarlo in luoghi dove ce n'è bisogno. Collaboriamo con alcune incredibili organizzazioni non profit con cui ci piacerebbe lavorare nei rispettivi Paesi. Magari un giorno lo porteremo all'estero!

Qualcosa da aggiungere? Un messaggio per la rete? Un messaggio per il tuo vecchio Io?

Sentitevi liberi di essere voi stessi. Includete tutti. Quando si surfa, non si è gli unici in acqua: lasciate spazio per gli altri.

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